Negli ultimi anni il calo dei prezzi delle rinnovabili, soprattutto del fotovoltaico e dell'eolico, ha fatto intravedere una nuova era guidata dalle fonti energetiche rinnovabili. Purtroppo, il calo negli ultimi anni dei prezzi delle tecnologie per l'estrazione porterà ad utilizzare ancora per molto tempo i combustibili fossili.

Negli ultimi anni sono state messe a punto nuove tecniche di perforazione e di estrazione, tra cui la fratturazione idraulica o fracking, che hanno reso accessibili a basso costo abbondanti giacimenti di gas naturale e di petrolio, soprattutto nel Nord America. Ne è nata una guerra commerciale tra il Nord America da una parte e i paesi dell'OPEC dall'altra, in testa l'Arabia Saudita, che ha portato ad avere sul mercato mondiale grandi quantità di combustibili fossili che ne hanno fatto crollare letteralmente il prezzo.

Recentemente, si è aggiunto un altro fattore destabilizzante: l'Iran. Dopo il recente accordo sul nucleare e il ritiro delle sanzioni economiche sul paese degli ayatollah, sul mercato mondiale dell'energia si è presentato un altro attore, l'Iran appunto, il quale ha subito iniziato ad esportare petrolio per conquistare quote di mercato, ma soprattutto per strapparle al suo nemico storico: l'Arabia Saudita, aggiungendo così quote di combustibili fossili ad un mercato già saturo.

Allo stato attuale, in molti pensano che il mondo probabilmente sarà inondato di combustibili fossili a basso costo per decenni. E questa tendenza, purtroppo, fa presagire problemi climatici seri, dal momento che l'uso dei combustibili fossili ha contribuito a produrre temperature calde in tutto il mondo.

E' l'inizio della fine delle rinnovabili?

L'attuale discesa dei prezzi delle rinnovabili molto probabilmente continuerà. Nuove tecnologie infatti possono portare ancora ad ulteriori riduzioni dei prezzi, soprattutto per il fotovoltaico. Ma conti alla mano ciò potrebbe non bastare per assicurare alle fonti rinnovabili di diventare più economiche dei combustibili fossili.

Il limite delle fonti rinnovabili è la non programmabilità, e questo sta spingendo le utility a continuare ad investire in centrali elettriche a combustibili fossili per poter coprire i consumi serali di energia. Lo sviluppo quindi di una migliore tecnologia di stoccaggio per immagazzinare energia elettrica da fonti rinnovabili è di vitale importanza per il loro maggiore utilizzo. Ma anche questo potrebbe non bastare.

Un modo sicuro per dare possibilità alle rinnovabili di competere con i combustibili fossili nell'attuale panorama economico è la leva politica, tanto discussa, di una tassa sul carbonio. La giustificazione politica e sociale di un tale provvedimento, da adottare ovviamente a livello mondiale, è che i combustibili fossili impongono costi alla società che gli utenti non condividono: costi sanitari che derivano da inquinamento da combustibili fossili; costi delle infrastrutture che possono derivare dall'innalzamento del livello del mare conseguente al global warming.

In molti non condividono questa soluzione perché non sarebbe compatibile con il sistema del libero mercato, ma soprattutto perché temono un impatto disastroso sull'economia dei vari paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo.

In conclusione, per poter aumentare l'utilizzo delle rinnovabili bisogna migliorare la tecnologia di stoccaggio, ma anche in presenza di tale tecnologia con un prezzo basso dei combustibili fossili, come quello attuale, se non verranno adottate politiche fiscali tali da scoraggiare l'estrazione ed utilizzo degli idrocarburi, come una tassa sul carbonio appunto, difficilmente ci libereremo dei combustibili fossili a vantaggio delle fonti rinnovabili. E la sfida della mitigazione del global warming difficilmente sarà vinta.