Ricercatori presso la University of Canterbury (UC) stanno sviluppando un sistema di accumulo di energia che risulta sostenibile e continuamente ricaricabile.

Lo sfasamento tra domanda e offerta è il problema più grande per le energie rinnovabili. La maggior parte dell'elettricità non viene utilizzata durante le ore diurne, quindi se vogliamo affidarci completamente alle fonti rinnovabili, soprattutto la fonte solare, abbiamo bisogno di un modo affidabile e stabile per immagazzinare energia.

Attualmente, la tecnologia di stoccaggio dell'energia maggiornmente utilizzata è la batteria Li-ion.

Nella batteria agli ioni di litio, l'energia viene immagazzinata quando gli ioni di litio reagiscono e sono assorbiti negli elettrodi solidi. Questo fenomeno cambia fisicamente gli elettrodi, facendoli espandere e contrarre durante il processo di carica e scarica, e col tempo ne causa l'usura, al punto che la batteria non è più in grado di assorbire energia.

I ricercatori della University of Canterbury stanno sviluppando batterie di flusso redox perché presentano un comportamento molto diverso. In questo tipo di batteria gli elettrodi non cambiano durante il processo di carica/scarica, in quanto il sistema utilizza serbatoi di liquido, costituito da metalli disciolti in una soluzione, per immagazzinare energia. In questo modo, il sistema non perde nel tempo capacità di carica poiché la soluzione non si consuma.

Ciò rende le batterie di flusso redox molto interessanti, tuttavia ci sono difficoltà a renderle un'opzione praticabile. Una sfida per le batterie di flusso redox è la lentezza con cui possono essere caricate e scaricate. Per rilasciare una quantità di energia comparabile con quella rilasciata da una batteria agli ioni di litio, gli elettrodi della batteria di flusso redox dovrebbero essere grandi. I ricercatori UC però stanno già lavorando per sviluppare una soluzione più praticabile che consiste nel dimezzare le dimensioni degli elettrodi, raddoppiando così la velocità della reazione e riducendo anche i costi.

Attualmente, le batterie di flusso redox sono già utilizzate come riserva di energia nucleare a causa della loro stabilità e affidabilità nell'immagazzinare e conservare energia per lunghi periodi di tempo.

Secondo i ricercatori, questa tecnologia potrebbe diventare molto comune nei prossimi 4-5 anni in quanto soluzione economica e robusta per l'immagazzinamento di energia su larga scala.

 

fonte: University of Canterbury