Molti sono convinti che la serra fotovoltaica sia il modo migliore di installare impianti fv multi-MW su terreni agricoli, per via soprattutto della semplificazione burocratica.
In realtà presenta tutta una serie di criticità che la rendono un investimento molto più rischioso di un normale impianto fv a terra.
Vediamo quali sono i principali vantaggi.
Integrando l'impianto fv nella copertura della serra:

  • non si sottrae terreno all'agricoltura, e si evitano così le resistenze degli Enti Locali a rilasciare le autorizzazioni per la costruzione;
  • si accede alla tariffa incentivante massima del Conto Energia (0,470 - 0,442 - 0,422 euro/kWh), ovvero quella relativa agli impianti integrati architettonicamente;
  • si semplifica notevolmente l'iter autorizzativo rispetto ad un normale impianto fv a terra. Per una serra in genere la tipologia di autorizzazione è la DIA o il Permesso a Costruire, che in alcune Regioni è subordinato al rilascio del parere di altri Enti (Ispettorato Agricoltura, Genio Civile), mentre l'impianto fv in alcune Regioni (Calabria, Campania, Lazio) è autorizzato insieme alla serra come elemento costruttivo, in altre (Puglia, Sicilia) invece segue un iter parallelo. Per quanto riguarda la verifica di Assoggettabilità a VIA, in alcune Regioni (Calabria, Campania, Lazio, Puglia) le serre fotovoltaiche sono escluse dalla procedura di verifica, in altre invece sono sottoposte a verifica in base alla dimensione della serra/impianto. Infine non in tutte le Regioni è richiesto l'Atto d'Obbligo. Per un impianto fv a terra invece, fino a 20 kW di potenza di picco è sufficiente la DIA, oltre i 1000 kW è necessaria la VIA ovvero, in presenza di ulteriori vincoli, il Procedimento Unico;
  • si ha minore resistenza da parte delle amministrazioni pubbliche, grazie alla possibilità di creare occupazione con l'attività agricola della serra;
  • si rende la struttura agricola energeticamente indipendente e con l'immissione del surplus di energia elettrica in rete si realizza un ulteriore ricavo da aggiungere a quello derivante dall'esercizio della serra.

A tutto questo si aggiunga poi che la serra è accatastabile come fabbricato agricolo, quindi totalmente esente da qualsiasi imposta comunale sugli immobili, compresa l'ICI, mentre un impianto fv a terra è, secondo l'interpretazione corrente dell'Agenzia del Territorio, assoggettabile all'ICI.
Vediamo ora quali sono le criticità che rendono la serra fotovoltaica un investimento rischioso.

  • Tariffa incentivante. L'erogazione della tariffa incentivante è vincolata alla produzione agricola, ovvero il GSE riconosce detta tariffa fintanto che la serra è in attività. In caso di cessazione dell'attività serricola, si può incorrere nella decadenza del diritto alla tariffa incentivante e, nel peggiore dei casi, nella restituzione di quella percepita.
  • Modello contrattuale. In genere gli attori coinvolti in una serra fotovoltaica sono: proprietario del terreno, agricoltore e proprietario dell'impianto fv. La presenza di più attori rende la struttura sicuramente difficile da gestire. Pertanto, risulta fondamentale saper predisporre una struttura contrattuale, che leghi fra loro questi attori, tale da garantire un buon controllo della filiera.
  • Partner tecnico. L'esposizione della serra (sud-est, sud-ovest) è a favore dell'irraggiamento solare diretto e quindi compatibile con l'esposizione ottimale dell'impianto fv. I moduli fotovoltaici presenti sulla copertura però filtrano parte della radiazione solare: d'estate questo ombreggiamento risulta utile, in inverno limita la luminosità alle colture. Il partner tecnico deve essere quindi in grado di valutare l'effettiva luminosità sotto la serra per poter poi mettere in condizione l'agronomo di stabilire le tipologie di colture che possono essere coltivate.
  • Agronomo. Da esso dipende la produzione agricola sotto la serra, eventuali errori di valutazione sulle colture coltivabili possono determinare il fallimento della produzione agricola con conseguenze negative: perdita dell'autorizzazione ad operare la serra, perdita del diritto alla tariffa incentivante.
  • Iter autorizzativo. A differenza dell'iter autorizzativo per la serra fotovoltaica, quello per l'elettrodotto potrebbe essere lungo e complesso con rischio di perdita degli incentivi: in genere la distribuzione dei punti di connessione alla rete elettrica nazionale non è molto compatibile con quella dei fondi agricoli. In più, una cessazione della produzione agricola può comportare un contenzioso con gli Enti locali, che potrebbero ritirare l'autorizzazione ad operare alla serra per mancata coltivazione del fondo e, di conseguenza, l'autorizzazione all'esercizio all'impianto fv.
  • Bancabilità. Per tutte le criticità esposte fino ad esso, le banche, soprattutto quelle italiane, vedono nella serra fotovoltaica un investimento più rischioso di un normale impianto fv a terra.

Conclusioni.
Le serre fotovoltaiche non rappresentano necessariamente una migliore alternativa allo sviluppo di impianti fv multi-MW a terra.
Autorizzare serre fotovoltaiche sembra essere più semplice e rapido rispetto ad un tradizionale impianto fv a terra ed è una soluzione che rispetta maggiormente il territorio; tuttavia il modello serre fv è intrinsecamente più complesso di quello tradizionale da un punto di vista contrattuale e operativo: necessita la presenza di un partner agricolo e tecnico competenti, seri ed affidabili, ed un processo di selezione dei siti ancora più accurato.
Ad oggi le banche hanno ancora dubbi sulla reale bancabilità del progetto.