L'Unione Produttori Biodiesel (UPB) ha presentato recentemente il progetto MAMBO (MicroAlghe: Materia prima per BioOlio), il cui obiettivo è studiare le colture massive di microalghe da impiegare nella produzione di biodiesel.

La finalità di questa iniziativa è da una parte sostituire/integrare la materia prima, oggi utilizzata, con altra non in competizione con coltivazioni alimentari e, d'altra, anticipare il raggiungimento degli obiettivi previsti al 2020 dalle nuove regole sui biocarburanti in discussione a livello comunitario.

Le microalghe, infatti, presentano importanti caratteristiche: sono in grado di realizzare il processo di fotosintesi con un'efficienza di conversione dell'energia solare nettamente superiore rispetto alle materie prime tradizionali (colza, soia, olio di palma, ecc.) e sono caratterizzate da un alto contenuto di lipidi (fino al 60%) utilizzabili come biocarburante).

La combinazione di questi fattori garantisce un'elevata  produttività bioenergetica.

Mentre un ettaro coltivato a girasole o colza può produrre dalle 0.7/1 ton/anno di olio vegetale puro, un ettaro coltivato massivamente a microalghe con fotobioreattori può produrre 10/20 ton/anno di olio vegetale puro.

Ci sono però ancora numerosi aspetti da superare per sviluppare coltivazioni massive all'aperto tali da garantire il definitivo successo  della produzione a fini energetici.

La ricerca si avvarrà della collaborazione dell'Università degli Studi di Firenze, Stazione Sperimentale per le Industrie degli Oli e dei Grassi (SSOG) di Milano, con l'apporto delle competenze dei singoli produttori di biodiesel.

Il costo del progetto si aggira intorno ai 10 milioni di euro.